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Gli errori dei genitori ricadono sui figli

Abbiamo voluto trattare un argomento molto delicato, che influisce sulla vita dei bambini che un giorno diventeranno adulti, che a loro volta commetteranno gli stessi errori che hanno commesso i loro genitori. Speriamo che questa conversazione vi possa rendere coscienti degli errori che possono traumatizzare un bambino, creare dei blocchi al suo interno, rendere la sua vita difficile e complicare la sua crescita nel mondo degli adulti. Gli utenti che hanno partecipato a questa conversazione hanno richiesto di apparire in forma anonima.

Studente: Non scriverò in ordine cronologico gli eventi perché non ricordo quali siano venuti prima e quali dopo. Comunque parlerò principalmente di mia madre visto che nell’educazione ha avuto un ruolo maggiore rispetto a mio padre. Mia madre Donatella ha deciso di avere figli molto giovane, secondo i miei canoni, infatti ebbe mio fratello a 22 anni e me a 23 anni; i miei genitori erano molto giovani e troppo immaturi a mio parere per fare una famiglia. Soprattutto mia madre che oggi a 50 anni ancora si comporta da bambina. I miei genitori vissero 3 o 4 anni insieme, dopodiché si separarono; io avevo 4 anni quando andammo a stare con i miei nonni e mio padre rimase nella sua città natale. Non ricordo nulla di quel periodo ma penso di aver sofferto per la separazione. Da lì in poi i miei ricordi sono un susseguirsi di problemi con mia madre e mio fratello, mentre mio padre lo vedevo solo per le feste e d’estate. Donatella avrebbe dovuto a questo punto fare da mamma e papà, ma il problema è che non ha saputo fare né l’una né l’altro. Infatti era ed è sempre stata una persona molto immatura nel relazionarsi con me, ma anche con gli altri. Non c’è mai stato un vero e sano dialogo tra noi, al contrario volavano schiaffi e pugni per sistemare le cose. Quando tornavo da scuola stavo sempre con mia nonna perché mia madre tornava tardi la sera e quando tornava era sempre nervosa e arrabbiata con me e mio fratello. Quando invece pranzavamo insieme, le rare volte che mi chiedeva come andava a scuola, non era come fa una persona normale che ti fa più di una domanda, magari ti chiede cosa hai imparato o se mi sono divertita, eccetera. No, lei ti chiedeva: “Come è andata?”, io le rispondevo: “Bene” e la cosa finiva lì, non le interessava sapere di me. Questo accadeva tutti i giorni e per me andava bene, cioè per me era normale che tra madre e figlia non ci fosse dialogo, pensavo che era così che doveva essere perché cosi ero stata abituata a fare. Ero stata abituata a badare più alle apparenze che alla sostanza, infatti mia madre, essendo materialista e badando molto alle apparenze, era solita sorridere e dirmi che ero bella appena mi vedeva, come fosse la cosa più importante da dire, non certo che mi volesse bene o che le ero mancata. Per questo sono cresciuta con la difficoltà ad esternare i miei sentimenti e anzi ad odiare chi mi chiedesse come stavo, visto che non era mia abitudine non volevo neanche dirlo agli altri. Quando io e mio fratello litigavamo, chiaramente non litigi a parole ma a botte, mia madre interveniva o con urla deliranti o con ulteriori schiaffi e non ricordo una sola volta che Donatella mi confortava dopo che mio fratello mi aveva picchiata. Mi ricordo una volta che andai al campeggio con la chiesa e dopo una settimana mi venne a prendere mia madre e la prima cosa che mi chiese appena mi vide era perché fossi spettinata, disse che sembravo una zingara. Questo me lo diceva spesso, non le andava mai bene come volevo vestirmi e dovevo per forza vestirmi con robe assurde che odiavo, tipo gonne lunghe pompose. Mi vergognavo a volte e mi volevo nascondere per come mi conciava. Era importante più come apparivo d’aspetto e la prima cosa che diceva agli altri era: “Guardate come è bella mia figlia”. A scuola andavo sempre male, dato che i compiti per casa li facevo con mia nonna e mia madre invece di aiutarmi mi diceva che le altre mie compagne di classe erano più brave di me e che dovevo esser come loro. Stavo la maggior parte del tempo davanti alla tv e studiavo poco, ma mia madre non mi ha mai educato a spegnere la tv, anzi era un modo per tenerci buoni e zitti quando lei era in casa. Una volta tornò da lavoro e io andai da lei piangendo perché mio fratello mi aveva picchiata e ci litigai. Ero piccola, ricordo, e lei cosa fece? Mi tirò un pugno sul naso facendomi uscire il sangue.
Un’altra volta stavo piangendo perché stavo molto male, avevo dei dolori forti alla pancia e avevo bisogno di lei, che era in cucina al telefono. Non poteva agganciare ed andare da sua figlia, no, prese le prime cose che aveva tra le mani e me le lanciò per farmi zittire. Inoltre, visto che non sapeva amarmi, cercava di viziarmi comprandomi oggetti, giocattoli e vestiti. L’importante era non parlare dei problemi in famiglia e potevo chiedere qualunque cosa. Poi però si lamentava con gli altri che ero viziata.
A 12 anni poi le cose peggiorarono dopo un brutto avvenimento, in cui si ha bisogno di avere qualcuno al proprio fianco, ma lei non ha saputo fare nemmeno questo: stare vicina ai propri figli che soffrivano. Se una persona soffre comprale un oggetto, questa era la sua filosofia.
Io mi chiusi sempre più allora e la odiavo sempre più, mi prendeva spesso in giro, rideva di me, si vantava, mi opprimeva mentalmente, sfogava i suoi problemi su di noi, ci dava la colpa se i suoi fidanzati scappavano e ci diceva che non saremmo mai dovuti nascere. Aveva sempre più attacchi isterici dove urlava e sbavava dicendo che se ne sarebbe andata. Minacciava che voleva uccider mio fratello perché la faceva ammattire ed era sempre più pazza. L’ultima volta che tentò di picchiarmi avevo forse 18 anni, ma mi incavolai e gli tirai un calcio nel fianco per difendermi, lei cosa disse? “Come hai osato picchiare me”, con la faccina triste. Non avevo più intenzione di farmi toccare da lei e glielo feci capire. Non ha mai voluto ammettere i suoi errori e spesso inventava le cose per nasconderci la verità, per non ammettere le sue colpe. Si giustificava di continuo dicendo che era sola, eccetera. Eh sì, ma non ci ha nemmeno provato a educarci, il problema è quello. Da piccola manco mi faceva lavare i denti la sera e spesso non si preoccupava se ci fossimo lavati i capelli, questo anche da sola puoi riuscire a farlo. Mi ricordo che mio padre, i primi anni che andavo da lui, spesso era ubriaco anche il giorno e litigava spesso coi miei nonni, ma comunque con lui avevo un legame diverso. Nonostante la lontananza e i problemi che aveva, cercava spesso di stare con me, mi leggeva le storie prima di dormire e guardavamo assieme le stelle cadenti, mi faceva ridere, spesso mi portava con sé a lavoro e mi piaceva aiutarlo. Sentivo che mi voleva bene a differenza di mia madre, ma purtroppo dovevo stare con lei e subire le sue frustrazioni e le sue violenze fisiche e mentali. Mi sentivo sempre sola anche quando stavo in compagnia, perché comunque nell’educazione avuta da mia madre non c’era stato modo di insegnarmi a star bene con me stessa, a essere sicura di me e fidarmi di me stessa, al contrario mi aveva abituato ad essere considerata inferiore agli altri, a non valere niente, a non avere un’opinione salda sulle cose, ad aver paura del mondo. Mi rinchiudevo così nel mio mondo, mi creavo storie mentali dove esistevano personaggi che si amavano, dove non esisteva il dolore. Non ho raccontato tutto per non farlo diventare troppo lungo, ce ne sarebbero da dire ancora. Ho comunque descritto l’essenziale degli errori commessi dai miei genitori. Penso che essere genitore sia una vocazione e non un passatempo, educare significa tirar fuori qualcosa dai propri figli, non mettere dentro sporcizia su sporcizia. Ci deve essere equilibrio nell’educare, ci vuole tempo per avere dei risultati dai propri figli, ma l’importante è lasciare che le cose arrivano nei giusti tempi e non pretendendo sempre il massimo dai figli, soprattutto se i genitori non sono i primi che danno l’esempio. Il figlio impara per imitazione dai genitori e dagli altri adulti, quindi inutile poi lamentarsi se i propri figli assumono gli stessi atteggiamenti dei genitori.

Angel: Grazie per averci raccontato la tua storia, è facile comprendere la difficoltà che hai provato nel raccontarla e il fatto che tu l’abbia voluto superare, esponendoti oggi ti rende davvero molto forte. Sei diversa da ciò che credevi di essere. Su molte cose abbiamo passato più o meno esperienze simili, per esempio il fatto che tua madre non si preoccupava se ti fossi lavata i denti o curata, come andasse a scuola, il fatto che ti paragonava sempre agli altri facendoti credere che tu fossi inferiore. È preciso identico a ciò che accadeva a me. Anche io penso sinceramente che a 22 anni si sia troppo giovani e immaturi per avere figli, salvo eccezioni, specialmente perché non sai se la coppia durerà ed infatti la maggior parte dei giovani poi si separano. È semplice, sono ancora troppo giovani per decidere di crescere un’altra vita e questo li renderà stressati e nevrotici, in questo modo la coppia di disferà e il bambino ne risentirà. Questo è il tipico esempio della coppia che non desidera un figlio ma lo fa perché vuole sentirsi migliore nella società, perché ormai va di moda fare un figlio, perché se hai un figlio da giovane sembra quasi che tu sia una persona migliore, più matura e saggia, ma non è così; è facile rimanere incinta e partorire un figlio, ma la parte difficile sta nell’educarlo al meglio e farlo crescere con sani princìpi durante gli anni. Di sicuro non puoi insegnargli tutto in un giorno quando il bambino ormai sarà grande, ma devi essere presente per lui ogni singolo giorno proprio mentre è piccolo, con passione e attenzione, perché il “mestiere” del genitore necessita passione e amore. Se ad un genitore manca la voglia di crescere ed educare un bambino, ovviamente il figlio subirà solamente i peggiori difetti di questa persona pressappoco sconosciuta. Il coraggio che hai avuto nel raccontarci la tua storia dimostra già il tuo cambiamento, perché non è facile decidere di raccontarsi, specie perché la maggior parte delle persone preferiscono tacere e questo farà del male sia a se stessi che agli altri. Se nessuno parla e racconta ciò che ha vissuto, nessun altro saprà quali siano gli errori che i genitori devono assolutamente evitare, dal “banalissimo” bere e ubriacarsi in presenza dei figli anche senza diventare violenti, all’esserlo anche senza bisogno dell’alcool.

Studente: Ho provato a inserire singolarmente ogni piccolo insegnamento ma mi è venuto spontaneo farlo come lavoro su di me, sudato e analizzato da anni. Questa è una sintesi del mio rapporto con i miei genitori in una lettera che invierò anche a loro grazie a voi, che mi avete motivato a farlo.
“Ho imparato l’Amore attraverso di Voi, ho appreso ogni cosa attraverso il vostro esempio, ho creduto che amare ed essere amata volesse dire essere SIMILE a voi e questo mi ha fatto riprodurre anche la vostra sofferenza. Dopo la giovinezza in cui ho creduto di contestarvi, è arrivata l’età in cui ho inconsciamente voluto imitarvi, ed ho ripercorso la vostra strada, pur senza rendermene conto.”
Quello che era l’atteggiamento femminile di mia madre è diventato il mio, ho acquisito le sue vergogne e le sue paure, le sue debolezze mentre, apparentemente, ne prendevo le distanze e mi illudevo di essere diversa.
“Ho accettato le stesse cose che hai accettato tu, mi sono fatta trattare allo stesso modo, Mamma; ho ritenuto di valere di meno, ho pensato di non essere capace di capire certe cose, mi sono fatta condurre in scelte che non mi convincevano e non mi corrispondevano. Ho aiutato e sostenuto un uomo a realizzare la sua idea di famiglia, l’ho seguito nella sua voglia di realizzare quello che suo padre non aveva saputo fare e, così facendo, mi sono dimenticata di me. Ho fatto molta fatica per liberarmi da quelle catene che mi ero accollata quando ancora non avevo l’età della ragione. Per molti e lunghissimi anni mi sono sentita sola e sperduta, chiedendomi come mai aver costruito una famiglia tutta mia non mi rendeva felice. Avevo seguito il vostro esempio, ma non mi bastava…non mi corrispondeva, non ero felice in quella casa senza fede al dito. Quando ho trovato la forza ed il coraggio ho disfatto tutto e tu, Mamma, che inizialmente mi avevi capita, ti sei fatta travolgere dal giudizio maschile; hai accettato, ancora una volta, di essere messa dalla parte del torto. Non hai accettato le mie scelte perché non corrispondevano alle tue aspettative. Ho continuato per la mia strada, sicura che il vostro Amore sarebbe comunque rimasto, ed infatti è stato così. Nel tempo avete imparato a sostenermi, ad aiutarmi, ad accettarmi, anche se non corrispondevo più al modello che mi avevate trasmesso. Mi accorgo di quanta fatica comporti sganciarmi, ancora adesso, dal vostro esempio, di quanta forza ci voglia per credere fino alle profondità impenetrabili del mio Animo, che posso creare un Nuovo Mondo, un nuovo modo di lavorare, di godermi la Vita, di stare vicina alle persone che amo pur senza pretendere nulla da loro. Sono diventata consapevole delle menzogne che sono state raccontate a tutta l’Umanità, per secoli e secoli, riguardo al fatto che avrebbero solo dovuto soffrire e chinare il capo e lavorare, e rinunciare a Vivere, divertirsi, ballare, fare l’Amore con passione e gioia, danzare e vibrare con il ritmo della Terra e delle stagioni, nutrirsi di Tutto ciò che è stato loro dato con Amore, perché ne godessero all’infinito. Ed oggi sono convinta che, per essere felice, devo essere diversa da Voi! Mi è costato tanto, tanta fatica e impegno rompere quell’idea, quel patto che avevo stipulato con me stessa ancora in fasce, nel quale mi ripromettevo di somigliarvi il più possibile! Essere felice non vuol dire mancare di lealtà nei vostri confronti, avervi visto fare fatica e soffrire non è un obbligo a ripercorrere i vostri passi. Vi guardo con tenerezza e mi rendo conto che la vostra opera migliore è stata la sofferenza, la mancanza di concretezza, il sorriso finto perché tutti soffrono prima o poi, perché tutti hanno delusioni, perché è meglio volare bassi perché sennò ti notano! Ho cercato di essere furba perché la speranza non esiste, perché l’uomo è traditore e ti colpisce alle spalle e non risparmia nessuno, perché se avevo un sogno me lo troncavi perché ero incapace, non sapevo gestirlo e poi le conseguenze erano gravi, molto gravi, più dell’uomo nero! Siete sempre nelle mie preghiere, sono certa che la vostra salute e la vostra presenza Qui sia dovuta in gran parte al bene inconsapevole che avete fatto, al servizio che avete reso ad una moltitudine di persone, attraverso di me. La vostra prossima vita sarà molto migliore e più piacevole, grazie a questo. Vi Amo!”

Angel: Ti ringrazio per aver condiviso questa lettera con noi, è molto commovente.

Studente: Della mia infanzia in realtà mi ricordo molto poco. Ho ricordi spezzettati, appartenenti ad età diverse. I miei si sono separati quando avevo 6 anni, era un periodo abbastanza pesante, le discussioni erano diventate ormai all’ordine del giorno. A quei tempi mio padre non era molto presente, perché lavorava e aveva orari spesso molto scomodi a seconda dei turni che doveva ricoprire, mentre il resto del tempo spesso lo passava andando a caccia, sua grande passione. Mia madre si occupava di me e di mia sorella; mi ricordo che mia sorella spesso andava contro i miei genitori, perché diceva sempre che io avrei dovuto ricevere un’educazione più rigida, ricevere punizioni e qualche schiaffo quando mi permettevo di rispondere in modo troppo sgarbato. Io non ho mai creduto di dovermi meritare un’educazione più rigida al riguardo. Noi siamo completamente diverse, lei da piccola era spericolata, faceva dispetti e non stava mai ferma. Io ero l’esatto contrario, passavo le mie giornate a giocare da sola nella mia cameretta con i miei pupazzi che adoravo tantissimo. Ero una bimba molto solitaria, non riuscivo a comprendere le motivazioni di queste frasi. Quando mi arrabbiavo, diventavo eccessivamente aggressiva, cosa che ancora mi capitava fino un paio di anni fa. Ora sto riuscendo pian piano a gestire meglio la cosa. Forse, dalla parte di mia madre, non credo di aver cose specifiche da rimproverare riguardo la mia educazione. È molto dolce, so che si fida di me, non ho mai dato preoccupazioni in casa. Avrei più cose da rimproverare a mio padre. Quando lui se ne andò di casa, assieme a mia madre ha fatto di tutto per non farmi mancare nulla. I primi anni stavo relativamente bene, perché quando volevo sentirlo o vederlo, mi era facile riuscire nell’intento. Un suo grande difetto è stato quello di confondere l’affetto con i soldi. Non ha mai voluto che mi mancasse qualcosa, anzi. Nonostante la situazione economica non sia mai stata delle migliori in casa mia, ha sempre cercato di mandarmi fuori casa ordinata, senza farmi mancare nemmeno i giochi o ciò che una bambina può volere a quell’età. Non dico che sia una cosa cattiva, è bene che un genitore si occupi di non far mancare nulla ai propri figli, nei limiti ovviamente. Ma c’è modo e modo. Andando avanti con gli anni, il rapporto da parte sua è come se fosse diventato basato sul denaro e non più sull’affetto tra padre e figlia. Ho sempre pensato che per varie situazioni e vicende, lui tutt’oggi si senta in colpa nei miei confronti. So che mi vuole bene, ma non è di certo questo il modo di dimostrarlo. Il bene non si dimostra ogni volta regalando denaro, quando mi lamentavo di alcuni miei problemi. Andando avanti con gli anni, all’età di 14 anni, ho attraversato un periodo molto difficile della mia vita. Penso sia stato quello più pesante, fino ad ora. Da piccina mi sono sempre rivelata diversa e più matura rispetto a tante altre bambine, crescendo la cosa si accentuava maggiormente. Ero seria, rispettosa e attenta a non calpestare mai nessuno. Cosa che non era uguale per gli altri nei miei confronti. Ho cominciato a soffrire di forte ansia, ogni giorno mi sentivo male e non volevo andare a scuola, perché soggetta ad attacchi di panico ed episodi di bullismo. Non sono mai stata picchiata da altri ragazzi/e, ma ero pesantemente presa in giro perché non ero perfetta ai loro occhi, non ero come loro. Non ero bella, brillante e simpatica. Ero silenziosa, sapevo mantenermi la fiducia di qualcuno, avevo valori e non comprendevo cosa ci fosse di sbagliato in me. È capitato più volte che venissi rinchiusa nei bagni, oppure che mi venissero tirate cose addosso, insultata. Ho perso anni di scuola per queste motivazioni, mio padre era preoccupato per questa cosa, ma non capiva. Non riusciva a capire le mie difficoltà e non riusciva a darmi una spinta per uscirne fuori. Mi sono trovata sola. Da sola con me stessa, rinchiusa nei miei pensieri e nelle mie convinzioni di essere sbagliata, di essere un mostro. Mi facevo schifo. Odiavo la mia diversità. Gli altri per me erano sciocchi, erano superficiali, non riuscivano ad andare a fondo a tante cose, non capivo se effettivamente ero un alieno in confronto. Provai ad omologarmi, a cercare di diventare come loro. Ma dentro sapevo che stavo rinnegando la mia vera natura. Riuscivo a comprendere molte cose, rispetto agli altri. Per me alcune cose erano così banali ed elementari, quando esponevo i miei pensieri e riflessioni, gli altri invece non le capivano. Mi giudicavano e pensavano fossi scema. Ma per me era così ovvio. Mio padre non comprendeva nemmeno questo. A quei tempi si trovò l’attuale compagna, e questa è una delle cose che mi ha fatto più male. Gliel’ho rimproverata per anni questa sua scelta. Non perché non volessi che si trovasse qualcun’altra, ma penso ci sia una certa misura per ogni cosa. Il fatto di avere una nuova persona nella tua vita, non autorizza a voltare le spalle alla tua famiglia, come appunto è successo. Ho passato dei mesi bruttissimi. Mi è mancata la figura maschile, da quel periodo fino ad oggi la situazione è cambiata. Il nostro rapporto non è più come prima. Per volere della compagna, non siamo più stati molto assieme. Ci sono stati vari episodi in cui io avevo bisogno della sua presenza, mi mancava. E lei diventava in un certo senso violenta, non accettava che chiamassi per sentire mio padre specialmente nel momento del bisogno. Mi sono vista arrivare a casa anche minacce di denuncia e altre minacce da parte della figlia di questa soggetta, dicendo che appena mi trovava in giro avrebbe alzato le mani su di me. In breve, se prima ci vedevamo quasi tutti i giorni, adesso ci vediamo una volta a settimana o ogni due addirittura. E quando lo vedo, mi rendo conto del suo senso di colpa. Gli rimprovero questo. I suoi errori fondamentalmente sono stati questi. Non ha fatto il padre come avrebbe dovuto. Non è stato presente nei miei confronti, sia per cose importanti o per cose futili. Non ha cercato di comprendermi. Se avevo delle problematiche, preferivo tenermele dentro e cercare di risolvermele da sola, oppure (raramente) ne parlavo con mia madre, perché sapevo che lui non mi avrebbe compresa. In alcuni casi era impossibile farlo anche perché avrebbe contribuito ad appesantire il carico che già mi portavo sulle spalle. Ha permesso ad una persona esterna di rovinare il rapporto che c’era tra noi. Non so se il mio sia un discorso troppo egoista, ma reputo che un genitore non smette mai di esserlo. E se il figlio ha necessità, non dovrebbe mai essere abbandonato in alcun modo, o semplicemente messo in secondo piano per volere di un’altra persona che non c’entra assolutamente nulla con la famiglia. Semplicemente perché non è nessuno per poter decidere cosa l’altro debba fare o meno. Dà affetto tramite il denaro, pensa che di farmi felice con quello, quando non è affatto così. Non dico che sia una persona cattiva, ma non ha saputo gestire le cose durante il periodo della mia adolescenza. Quando sono stata bocciata a scuola, invece di aiutarmi ad uscire dalla situazione di malessere psicologico, mi metteva ancora più ansia. Spesso diceva che avevo fatto la stupida. Ma non capiva. Non poteva comprendere. Non poteva comprendere perché semplicemente non mi ha conosciuta, in un certo senso. Non saprei nemmeno come spiegarmi. Per me è un argomento molto delicato, si può dire che mi sia mancata la figura maschile. E la sua assenza ha contribuito a farmi vedere in modo distorto il genere maschile. Ho odiato il fatto che è stato poco presente nei miei confronti.

Angel: Spesso i genitori non comprendono che quando un ragazzo, ad esempio, viene bocciato a scuola, non accade solo per la poca voglia di studiare, ma spesso succede perché ha problemi dentro sé che non gli permettono di pensare e concentrarsi sullo studio, non concludendo l’anno. I genitori a parer mio dovrebbero passare molto più tempo con i figli, a parlare con loro dei vari problemi, anche se loro dicono di non volere, perché spesso il non voler parlare è solo la timidezza e la paura di essere giudicati o di non venire compresi dai genitori, ma dopo che si rompe il ghiaccio tutto va meglio e i figli riprendono la loro vita in mano. I genitori quindi dovrebbero prendere il coraggio di mettersi a confronto con i propri figli e ascoltare prima ancora di partire con il dito puntato. Spesso i figli hanno solo bisogno di sentirsi ascoltare, di un abbraccio di conforto, ma i genitori mettono l’ego davanti:
“No, io sono il genitore ed io ho ragione!”, perdendo così la fiducia dei figli. Questo è un problema che bisogna evitare prima che diventi ancora più grave.

Studente: Gli errori dei miei genitori nell’educazione sono stati vari.
– Educazione ed informazioni sbagliate riguardo all’argomento “sesso”. Per troppo desiderio di protezione nel mio confronto, pur di tenermi lontano da questo mondo, spesso offrono informazioni sbagliate e, peggio ancora, ne parlano come se fosse una cosa brutta e dolorosa e che porta conseguenze orribili anche nella relazione d’amore che si ha.
– Mi hanno intromessa fin troppo nei loro problemi e così facendo mi hanno recato problemi nell’essere bambina all’età giusta, ma anche problemi minori (ma che si sentono abbastanza bene) in quella che sono oggi.
– Un problema generale e che non realizzano quando il proprio figlio cresce, come nel mio caso. E alla fine si finisce con il farmi fare figuracce davanti al mio ragazzo e agli amici.
– Papà non è mai stato padre per me al 100%, anzi ha sempre fatto le cose per lui, non per me, e non gli è mai importato degli effetti su di me. E ora, che non sono più una bambina, si ricorda che è mio padre ogni tanto, ma sempre per rovinarmi la vita e farmi fare delle figure orribili davanti a tutti.
– Papà spesso mi dice cose non tanto belle da sentire dal proprio genitore, tipo che sono stupida, mi dice parolacce tipo “Vai al diavolo”, eccetera. Beh, come posso io portare rispetto a lui? E comportarmi come un padre? Io seguo il principio “mi rispetti, ti rispetto”.

Studente: Fino a poco tempo fa avevo vissuto una vita felice con la mia famiglia: mamma, papà e mia sorella. Si sono sempre compensati a vicenda: mia mamma più allegra, solare, aperta, comprensiva, mio padre invece più chiuso, timido, serio e introverso; entrambi sono medici. Sono sempre stato molto più legato a mamma che a papà, mi consolava nei momenti tristi e mi incoraggiava, gioiva con me in quelli più belli. Non dico che era perfetta, ma comunque è stata una brava mamma. Tutto questo è cambiato quando due anni fa gli è stato diagnosticato un tumore, abbiamo fatto di tutto ma niente, se n’è andata quest’anno a Marzo. Non riesco a ricordare gli errori che ha fatto con me e mia sorella, forse soltanto quello di essere più forte e non arrendersi alla malattia. Mi sono imbattuto in ACD durante le mie ricerche di trovare una soluzione alternativa alla medicina tradizionale, cercavo la guarigione pranica e così ho trovato te, Angel, ma ormai era troppo tardi e non avevo tempo nemmeno di provarci. Ora è da tre mesi che seguo le tue tecniche e i tuoi consigli. Grazie ai tuoi insegnamenti sento che molte cose dentro di me si stanno ricomponendo fortunatamente. Grazie comunque Angel dell’aiuto che mi offri ogni giorno e della speranza che mi dai. L’unica cosa che mi butta un po’ giù, tuttavia, è che mia mamma mi manca tanto. Spero che questo percorso che ho intrapreso mi porti ad un profondo risveglio in modo da riuscire ad aiutare le persone meno fortunate come mia mamma, con cui purtroppo ho fallito.

Studente: Ciao a tutti, seguo Angel da molti anni, e quando ho saputo della sua iniziativa riguardo la conversazione sugli errori dei genitori non ho saputo “resistere alla tentazione” di scrivere anche la mia esperienza. Io, per quanto individui numerosi errori gravi nell’educazione dei miei genitori, ricordo anche qualcosa di fortemente positivo che mi è stato trasmesso, quindi cercherò di essere il più oggettiva possibile. I miei genitori hanno avuto delle storie particolari e ricche di traumi che a mio giudizio magari giustificano il fatto che abbiano commesso errori. Non giustifico però che nel corso del tempo (più che mia madre, mio padre) non abbiano fatto un minimo sforzo per cambiare, e al contrario di quanto lui ci ha sempre detto, per me ha sempre messo al primo posto se stesso e poi tutti gli altri. Non procedo in ordine cronologico ma andrò per argomenti, su quelli che secondo me sono stati gli errori principali, o comunque quelli che non mi hanno permesso di crescere correttamente (a quello poi ci ha pensato Angel, praticamente è stato il mio primo modello sano da seguire, ma ne parlerò a fine documento).
1) Far associare la gratificazione ad un bene materiale, qualsiasi, dal cibo ai regali e acuire la rivalità fra fratelli. È una cosa che nel corso del tempo ho odiato, al sapere che avevo avuto questo genere di educazione. In pratica per qualche misterioso motivo, quando io ricevevo una sgridata mio fratello aveva un regalo e viceversa, quindi a un certo punto il rapporto tra e me e mio fratello si è trasformato in modo molto negativo: praticamente facevamo a gara a dire a mio padre quante marachelle aveva fatto l’altro, così puniva lui e non si arrabbiava con noi per qualcosa che avevamo già fatto oppure mio padre ci regalava cose o era più permissivo nei nostri confronti.
2) Essere troppo permissivi coi beni materiali e avere un atteggiamento di martire. Dato che per mio padre l’affetto consisteva nel comprarti una cosa di tuo gradimento, o per lui fare qualcosa per te era “pagarti il corso di inglese per il futuro”, in casa mia sono sempre stata circondata dall’abbondanza in questo senso. Era difficile che se chiedessi qualcosa non venisse comprata, fortunatamente però non sono mai stata molto avara o molto spendacciona, anzi avevo una considerazione dei soldi un po’ più matura della mia età. I miei genitori inoltre hanno avuto sempre un pensiero, ossia che i figli fossero più importanti di loro, o almeno così ci hanno sempre detto. Quindi, se mio padre aveva 100 euro li spendeva per noi, magari non in giocattoli ma li metteva da parte, oppure mia madre, se aveva del tempo, sistemava camera mia piuttosto che pensare a se stessa. Ecco, non che fosse un atteggiamento sbagliatissimo ma era molto molto disequilibrato perché poi col tempo mi ha portato a pretendere che poi sia loro che gli altri si comportassero con me in questo modo, cioè nel momento in cui ad esempio mio padre voleva spendere 100 euro per sé, per me risultava una cosa immonda, o semplicemente non ho mai aiutato mia mamma in casa perché innanzitutto ero una pigrona, però anche perché non mi hanno mai insegnato il vero motivo per cui bisognerebbe aiutare in casa, non mi hanno trasmesso quel valore di lavorare insieme. Non me ne hanno mai fatto capire l’importanza.
3) Quando ci si confidava con un genitore per chiedere conforto, come risposta si aveva una predica e stavi peggio di prima. Se tu vedi tuo figlio che già sta male e viene da te a sfogarsi non è un comportamento intelligente dirgli come doveva comportarsi e dirgli 300 cose negative su come è fatto e che non cambierà mai. Ricordo che con mio padre è stato così, non gli potevi parlare ad esempio di cose di questo tipo: “Sai, oggi era l’ultima settimana di dieta ma avevo un compleanno… proprio non sono riuscita a resistere. Mi sento tanto in colpa” che rispondeva: “Vedi? Tu non ti sai controllare! Sei sempre la solita! Un’ingorda, poi hai anche il fisico della nonna quindi sarai comunque sempre grassa!”. Dato questo atteggiamento, ovviamente, sia io che mio fratello siamo finiti quando eravamo più piccoli nel confidarci solo con mamma. E mio padre si lamentava che lui è l’ultimo della casa, che non lo consideriamo se non per i soldi, eccetera. Ma che diavolo pretendi?
4) Alla domanda: “Perché devo fare così? Perché è sbagliato?” mi rispondevano: “È così e basta, è così perché lo dico io.” Io credo sia uno degli atteggiamenti più insensati, perché io dal mio punto di vista di bambina, per ripicca, se non mi dicevano il perché non dovevo fare o non fare una cosa, non gli obbedivo, perché per me fin quando la cosa non aveva senso, non vedevo perché dovevo ascoltare in modo dittatoriale qualcuno. Anche quando domandavo perché dovevo aiutare in casa, mi veniva risposto: “Devi aiutare tua madre perché è tua madre!” oppure “Ma perché devo fare questa cosa?” “Perché è importante farla”. Grazie al cavolo, cioè nessun bambino ti seguirebbe se tu dicessi una cosa del genere.
5) Elogiare o insultare a casaccio (fa perdere di credibilità, autorevolezza e non si viene presi più come esempio). Mio padre era il tipo che ti faceva le feste per un 5 e mezzo a scuola anche se sapeva benissimo che prendevi anche 7-8 e poi magari ti veniva contro per la più stupida sciocchezza o per cosa gli avevi detto (che molto spesso fraintendeva lui). Quindi io semplicemente ho iniziato a pensare che qualsiasi cosa dicesse mio padre fosse sbagliata. Quando capitava le rare volte che gli obbedivo lo facevo perché ero costretta; dato che sapevo che mio padre sbagliava quasi sempre, allora io da un certo punto in poi da ragazzina ho iniziato a ignorarlo.
6) Non dare un modello di valori, non pensare all’interiorità del bambino. Questa è una cosa che sentivo da bambina ma che non sono mai riuscita a spiegare a parole, dicevo sempre: “I miei sono strani, non mi piacciono”, che poi nel tempo è diventato: “I miei genitori non mi hanno insegnato nulla, per me non sono un esempio” perché si sono interessati sempre relativamente poco del farmi avere una sorta di sensibilità, i valori buoni li ho imparati molto su strada. Per me non erano un esempio perché, per quanto riguarda mio padre, non ammetteva mai di aver torto, quindi per orgoglio preferiva far sbagliare anche te, o ricoprirti di insulti vari piuttosto che mettere in dubbio il suo credo riguardo la vita. Mia madre diciamo che in questo senso invece la vedevo sempre più interessata a cosa la società pensa di te piuttosto che a ciò che sei davvero dentro. Quindi già da molto piccola per me non erano un modello da seguire, perciò iniziai a cercare altrove un modello, e cercai nella religione soprattutto, vari credi, vari filosofie. È stato da qui che è partita la mia ricerca per ACD molti anni fa.
7) Più in generale essere un cattivo esempio o non essere coerenti con se stessi. Se tu come genitore mi dici che sei aperto di mente, oppure che ami tua moglie e poi, sapendo che magari ha la depressione, appena fa qualcosa di sbagliato la riempi di frasi come: “Ecco, vedi? Sei sempre la solita, non cambierai mai”, è ovvio che non stai facendo del bene, io davanti all’incoerenza non ti seguo più. E in mio padre ne ho vista tantissima. Per quanto riguarda mia madre, per me è stato sotto certi aspetti un cattivo esempio perché vedevo che comunque (non più oggi ma per moltissimo tempo lo ha fatto) pur di non litigare con mio padre dava ragione a lui a discapito talvolta di se stessa e dei figli, poi ho notato il suo prendere la vita e rapportarsi con gli altri in modo insicuro e, visto che per me mio padre era il cattivo e mamma era la buona, ho assorbito come una spugna tutto ciò che faceva mamma nelle cose brutte e nelle cose belle.
8) Essere poco lucidi, attacchi di ira, violenza in generale, cose che rasentano la follia. Questo purtroppo mi è capitato piuttosto spesso con mio padre, era visto ed è tutt’oggi visto in famiglia come una bomba ad orologeria, che non sai mai cosa gli puoi dire che si arrabbia. Ricordo che spesso se si arrabbiava lanciava piatti e altri oggetti, rompeva dischi ad esempio. Oppure, questa è stata tragicomica, ricordo una volta che per la rabbia mise in disordine la mia cameretta, buttò tutti i pupazzi e libri a terra e poi uscendo disse: “Ora sistemi!”. Io non riuscii a fare a meno di pensare che non avesse le rotelle a posto. Un altro episodio esemplificativo sia di incoerenza che di ordinaria follia è questo: ero a tavola con mio padre e discutevamo (praticamente ogni volta che mio padre apre la bocca poi ne esce fuori una litigata) e stava urlando pesantemente e mi stava facendo anche arrabbiare. Avevamo da poco avuto un’altra discussione sul fatto che io non gli dovessi rispondere male (anche se sinceramente ne avevo tutte le ragioni) quindi in quell’occasione ero rimasta stoica, di roccia e distaccata, nonostante stesse urlando molto e fossi a dir poco furiosa. Lui urlava e urlava, e per me urlare così senza farti parlare è un enorme mancanza di rispetto, penso anche che ferisce direttamente al cuore. Ad ogni modo io mi permisi (udite udite) di sbattere le forchette sul piatto per alzarmi e andare in bagno e lui la prese come una mancanza di rispetto così grande da voler rompere in due il mio pc per la disobbedienza. Così i figli li fai scappare, i figli non sono soldatini che comandi a gioco, come appunto avete detto, i figli vanno educati, devi far uscire fuori il loro talento naturale, la loro essenza. Bisogna esseri fermi ma con dolcezza, altrimenti si rischia di diventare un’autorità senza autorevolezza.
9) Essere egoisti e pensare solo a se stessi. È una cosa che ho visto in mio padre specie quando difendeva le sue posizioni ad ogni costo, oppure magari quando io ero a dieta e comprava 300 pacchi di merendine. Al tempo io non avevo la fermezza tale da seguire una dieta, però comunque ci provavo, quindi quando finiva la dieta magari (ovviamente anche se rispettata senza risultati) dicevo: “Al diavolo, tanto non dimagrisco” e mangiavo le cose che di solito mio padre comprava, dato che non ero molto ferma. Io gli ho ripetuto molte volte che dato che avevo difficoltà in quel momento forse sarebbe stato meglio evitare di comprarne così tante. Io se vedo una cosa dolce, come mio fratello, come mia madre, me la mangio, non è che lasciamo la torta là. Invece rimproverava tutti e tre, non solo perché se c’erano le merendine in casa ce le mangiavamo (il che mi sembra una cosa ovvia), non solo perché noi non ci sapevamo controllare quando gli avevamo esplicitamente richiesto una mano in tal senso, ma pretendeva anche, dato che lui non era goloso e che mangiava una merendina al mese, di lasciargli le cose lì. Si arrabbiava ad esempio se un pacco di biscotti finiva dopo una settimana e quando succedeva partivano le urla. Ora vorrei sapere chi si finisce un pacco di biscotti in tre mesi, e in ogni caso se esistessero questi individui, come puoi pretendere che per un tuo capriccio la famiglia ti segua? Se ci tieni così tanto che il pacco rimanga per tre mesi fai una divisione, comprati qualcosa solo per te, ma non imporre il tuo pensiero agli altri. Questo è un esempio stupido ma è il primo che mi è venuto in mente, applicava questo modo di fare a molti aspetti della vita.
10) Comportarsi male in casa e fare “lo splendido” fuori: non capivo perché mio padre con noi si comportasse malissimo, il peggio del peggio proprio, poi con gli altri era gentile o tentava in tutti i modi di primeggiare, di far vedere che lui era bravissimo, bellissimo e sottolineando ogni minima cosa (come ad esempio andare a cena fuori in un normalissimo ristorante) come se avesse portato la moglie in un ristorante stellato vantandosene per mesi con tutti quelli che gli capitavano a tiro.
11) Usare parolacce, a volte anche molto offensive, senza fini educativi, solo per offendere: sempre mio padre, questo credo che si commenti da solo.
12) Farsi rispettare col ricatto esagerato e con la paura. Da piccoli funziona ma crei traumi, se le punizioni non sono equilibrate e di conseguenza da grandi ci si rende conto che in realtà il genitore che si comporta così è una persona molto debole, il figlio finisce per non seguirlo più.
13) Non incoraggiare, sottolineare i difetti, vedere il brutto in qualsiasi cosa, o comunque far trasparire questo atteggiamento. Non parlo dell’ambito scolastico, in cui mio padre appunto faceva lodi a casaccio, ma parlo appunto degli atteggiamenti di una persona, se notava un difetto non incoraggiava a migliorare ma insultava credendo che reagendo all’insulto ci saremmo dati da fare per migliorarci. Ogni volta che si parlava di noi come figli ne uscivano quadri disastrosi, non si metteva mai in luce qualcosa della nostra personalità di buono, se era qualcosa di buono era perché eravamo o carini o educati o andavamo bene a scuola.
14) Prendere in giro come se fossi una 13enne. Più da grande che da piccola spesso mio padre mi ha ripetuto: “Guarda! Stai facendo il sederone sempre più grosso!”. Oppure faceva il verso, o quando correvo diceva: “Hai il sedere che ti balla!”, cose del genere insomma. Mi ricordo anche che faceva delle canzoncine su mio fratello talvolta, ma quelle non me le ricordo, qualcosa sempre sull’alimentazione o sul fatto che era un porcellino. Vi prego, parliamone, non dovrei nemmeno spiegare perché è sbagliata una cosa del genere!
15) Non rendere i propri figli emotivamente indipendenti da te e dagli altri. Mi hanno sempre insegnato a guardare gli altri come specchio di me stessa e come punto di riferimento, ero brava solo se superavo Tizio o se facevo più cose di Caio, o se rispettavo le regole. Pertanto qualsiasi cosa nella vita (dai rapporti di amicizia alla scuola ecc) l’ho sempre vista come una gara da vincere e il giudizio altrui c’entrava anche molto.
16) In generale non creare un ambiente che aumenti l’autostima del bambino, la sua sensibilità, interiorità, trattarlo come se fosse inferiore a te. Ricordo che agli adulti che non mi trattavano come se fossi una bambina portavo molto più rispetto e li ascoltavo molto di più, in fondo avevo una testa anche io, non capivo come molti di loro non lo capissero.
17) Non essere empatici e non mettersi nei panni del bambino.
18) Mancanza di manifestazioni di affetto fisiche. Mia madre non era stata abituata a ricevere affetto in tal senso quindi non me ne ha mai trasmesso tantissimo da piccola, però da più grande si è resa conto che era anche importante per noi questa cosa e quindi ha cercato di rimediare, però è da piccoli che è più importante. Mio padre invece cercava sempre manifestazioni di affetto, ma per me cercava troppo da noi se poi si comportava così male. Risultava per me un obbligo abbracciarlo anche perché mi sembrava tanto come la classica cosa “devi dare un bacio a papà/mamma perché devi” quindi già da molto piccoli io e mio fratello abbiamo iniziato a scappargli quando lui voleva un abbraccio e col tempo abbiamo cercato di ignorarlo in questo senso, perché non volevamo farci abbracciare da una persona che si comportava così, non ci veniva naturale. L’unico abbraccio sincero che ho avuto da mio padre è stato quando stavo piangendo e urlando dai dolori a causa di una convalescenza post-operatoria. Ok, credo di aver finito con i lati negativi, ho elencato tutti i lati esageratamente negativi, che hanno segnato la mia vita, non permettendomi di crescere al meglio. Volevo scrivere anche ciò che mi hanno trasmesso di estremamente positivo (la lista, ahimè, è un po’ più corta) perché anche questo ha avuto un’impronta importante nella mia crescita, essenziale, e ritengo importante farlo presente per i genitori del futuro.

1) Creare un pensiero critico verso i fatti nel bambino, abituarlo a farlo ragionare con la propria testa per quanto riguarda le idee politiche e ciò che dicono mass media, eccetera. Per quanto riguarda il pensiero critico in sé, è una cosa di cui devo ringraziare più mio padre che mia madre, perché non è un atteggiamento che ho notato in molti genitori. Ci hanno sempre tenuto che io sapessi scegliere con la mia testa per le mie idee, anche se poi in casa non volevano che ragionassi con la mia testa riguardo il loro ruolo di genitore; insomma, basta guardare i vari punti negativi che ho elencato.
2) Forza di volontà e determinazione: questo diciamo che è stato un insegnamento involontario da parte di mia madre ma per me è stato letteralmente fondamentale. Da piccola sono cresciuta molto determinata proprio per questa ragione: mia madre ha avuto una storia familiare particolare, veniva da una famiglia povera e ignorante e con molti sforzi, perseveranza e sacrifici è riuscita comunque a prendersi una laurea anche se tutti le andavano contro, si è sempre sentita come se non fosse mai abbastanza soddisfatta, sentiva la necessità di acculturarsi ed è andata contro i suoi stessi genitori inizialmente per poterlo fare. Mi ha fatto dire fin da subito: “Da grande voglio essere così”. È una cosa che ho notato sin da molto piccola.
3) Dolcezza e pazienza. L’ho imparato sia da mia madre che da mio padre sotto certi aspetti. Mia mamma conoscendo mio padre sapeva quando era il caso di parlare e quando no e quindi mi ha fatto capire che gli scatti di ira o il non controllo non servono per affrontare una conversazione, bisogna essere lucidi e parlare al momento giusto, aspettare che la cosa sia matura. Mio padre mi ha insegnato in senso negativo, perché a furia di sentirlo ho costruito una mia corazza nel corso del tempo, se ho molta pazienza lo devo indirettamente a lui. Tutto ciò mi ha resa anche molto distaccata da loro.
Poi per il resto volevo dire che i miei modelli comportamentali principali li ho trovati fuori, prima con qualche collega al lavoro, ma poi principalmente con Angel da quando l’ho trovata. Lei è stata un esempio di forza, dolcezza e integrità perché era sempre coerente, dura solo quando serviva, dolce ma non troppo ma appunto quando serviva, molto paziente. Poi ho imparato un po’ anche osservando gli altri al di fuori della mia famiglia, che anche se in misura minore, involontariamente o volontariamente mi hanno insegnato, a modo loro, a cambiare alcuni miei atteggiamenti fastidiosi. Quindi in conclusione volevo ringraziare tutte le persone che per me costituiscono la mia vera famiglia, ossia chi mi ama, mi rispetta e me lo dimostra. La famiglia non è una cosa di sangue ma si basa appunto sul bene che c’è tra le persone, sul quanto si tiene e ci si protegge l’un l’altro. E questo è un invito per chi sta leggendo e chi pensa che basti “il sangue” a farsi voler bene. Se non crei una base solida di rapporto, se non ci investi tutti i giorni non si può pretendere di avere un rapporto idilliaco o quanto meno buono con i propri figli.

Angel: Il tuo racconto sarà sicuramente molto utile a tutti i genitori “giovani” o di “oggi”, che leggeranno e comprenderanno ciò che è necessario non commettere sui propri figli. Il fatto che queste parole non provengano da un genitore bensì da una figlia, fa comprendere quanto prima o poi i figli arriveranno a riflettere sugli atteggiamenti dei propri genitori, e così trovarne gli esempi positivi e quelli negativi. Ti ringrazio per aver condiviso le tue esperienze, in modo così chiaro sotto forma di elenco, che reputo sicuramente molto utile.

Studente: Riguardo mia madre, i suoi errori sono stati quando doveva punirmi. Mi dava schiaffi molto forti sul viso e mi picchiava con una mazza di legno. Nonostante il dolore delle bastonate, ciò che mi ha ferito di più sono stati gli schiaffi, mi hanno reso caratterialmente strano e molto chiuso e schivo. Mio padre ha sbagliato molte volte. Non è stato affatto un padre serio, era un pazzo a casa frustando la sua rabbia verbalmente su mia madre perché fuori lo trattavano male per via del suo essere troppo buono e sotto gli occhi degli altri stupido. Lui fa sacrifici per me e per la famiglia, mi vuole bene e io altrettanto, ma non basta, non c’è mai stato un discorso serio tra me e lui, non ho mai appreso nulla da lui, non mi ha mai insegnato niente, è come se io non abbia mai avuto un padre. Non si è mai dimostrato un uomo dato che non si faceva portare rispetto da chi veniva a casa sua e pretendeva tutto, lui girava e gira sempre intorno ai problemi creando mille scuse per paura di affrontarli. Credo che se avesse fatto diversamente mi avrebbe dimostrato che era un uomo e io dovevo essere fiero di lui seguendolo, ma invece no. Mia madre ha come ruolo “madre e padre” ed ha dovuta sempre difendersi e difendere questa famiglia da sola, dalla prepotenza del fidanzato di mia sorella e altre persone, purtroppo con scarsi risultati ma col tempo abbiamo ritrovato il rispetto reciproco. Inoltre mio padre parla sempre di cosa dovrei fare con le ragazze, andare in discoteca e altre cose che mi disgustano; ciò è davvero imbarazzante e vergognoso dette da un padre.

Studente: I miei genitori hanno deciso di avere più figli nonostante non avessero il tempo materiale per accudirli. Quindi l’errore principale in questo caso è essere stati sempre poco presenti a casa, unito ad una serie di mancanze che sommate hanno prodotto come risultato una famiglia fondamentalmente fredda e divisa interiormente. Nonostante abbia mantenuto un buon rapporto con tutti, non mi sono mai sentita e non mi sento tutt’oggi parte di essa. Il lato positivo è che sono diventata molto indipendente fin da giovanissima e ho imparato a cavarmela da sola in situazioni anche piuttosto drammatiche. Questa freddezza, però, unita a tutta una serie di insegnamenti e nastri registrati, quali ad esempio: “Il mondo là fuori è cattivo, devi stare attenta, non fidarti mai di nessuno”, “Sono tutti sempre là pronti in agguato che cercano un modo per fregarti soldi, non farti fregare”, oppure: “Noi abbiamo cose più serie a cui pensare, non disturbarci con i tuoi problemini”, “Guarda quanto tempo ci fai perdere” e ancora: “Dovresti capire che i tuoi genitori si danno da fare per voi e aiutarli un po’ di più“ ma quando mi avvicinavo per aiutare puntualmente: “Sei un disastro, non sei capace di fare niente, vai in camera tua” oppure: “Sei troppo piccola per queste cose, stai zitta e lasciaci lavorare” ha avuto come risultato che essere sottoposta a una serie continua di frustrazioni e contraddizioni nella loro educazione mi ha fatto sentire molto sola da bambina e fatto diventare un’adolescente diffidente, confusa, timida e rabbiosa. Il mio obiettivo principale in famiglia era non creare problemi, meglio ancora sarebbe stato non esistere. E tutto ciò mi ha portato ansie e apprensioni su cui sto ancora lavorando. Altra cosa che un genitore non dovrebbe mai fare e che i miei facevano è punire i figli con le botte e qui credo non ci sia bisogno di commenti. Un altro atteggiamento che mi ha frenato molto, specialmente quando ero più piccola, è stato il non concedermi spazi di fiducia e libertà, o meglio loro mi lasciavano libera ma dando per scontato che stavo assolutamente sbagliando qualcosa senza quindi fidarsi mai delle mie scelte e facendomi sentire una stupida qualsiasi cosa volessi fare. Con gli anni ho capito che si trattava semplicemente di chiusura mentale (sono cresciuta nella classica famiglia dove si pretende che appena maggiorenne devi cominciare a lavorare e andare fuori di casa ma io volevo studiare e per far valere questo diritto costituzionale che per loro era uno spreco di tempo ho dovuto dar battaglia diversi anni prima di convincerli a lasciarmi frequentare l’Università, ovviamente pagandola a mie spese). In breve, non mi sentivo una bambina. Mi sentivo un investimento sbagliato. Perciò invito tutti i futuri genitori a non fare gli stessi sbagli, scegliere bene quando e quanti figli fare, piuttosto che farli nascere e poi fargli pesare di essere nati.

Studente: Mio padre è stato completamente assente nella mia educazione. Lui si occupava solo di portare a casa i soldi e di non farci mancare nulla, ma io non ho ricordi di tenerezze da parte sua, un abbraccio, un contatto… niente. Non ho mai parlato con lui di cose importanti, ma nemmeno di cose leggere, per me era quasi un intruso, tante sere ho sperato che non tornasse a casa. Ho capito tanti anni dopo che ha fatto quello che poteva coi mezzi che aveva. Io quindi sono stata cresciuta solo da mia madre che mi ha plasmato a suo piacimento, come voleva lei. Ho fatto le scuole che mi ha imposto, era (ed è ancora) cattolicissima ma di quel cattolicesimo stretto, intollerante e bigotto. Ovunque fossimo, qualunque cosa stessimo facendo, ci si doveva fermare per trovare una chiesa e andare a messa, non importa se questo scatenava litigi, bestemmie di mio padre, urla di noi fratelli. Io sono stata un errore, nel senso che mia madre è rimasta incinta di me dopo tre mesi che conosceva mio padre e dopo essere appena uscita dal convento. Mia madre viene da una famiglia contadina dove la donna conta meno di zero e la religione cattolica era tutto. Vi lascio trarre le conseguenze. Quando sono nata mio padre ha ricevuto la notizia che ero femmina e non è nemmeno venuto in ospedale, è tornato a casa. Detto questo e fatta questa premessa, io dovevo fare esattamente tutto quello che diceva mia madre, pensare come lei, decidere come voleva lei, fare le scuole che voleva lei, suonare gli strumenti che voleva lei. Insomma, la mia vita era sua, non mia. Ho imparato a dire bugie e a sviluppare la sottile arte del mentire e ad indossare di volta in volta la maschera che voleva che mia madre indossassi. Mi sono talmente tanto allontanata da me stessa che non sapevo più chi ero e se ero. Mia madre mi ha insegnato ad avere paura di Dio, a chinare la testa, a piacere agli altri, per compiacerla mi sentivo di dover fare sempre di più, ma non era mai abbastanza. A scuola ero bravissima, in società impeccabile, ma poi fumavo, frequentavo cattive compagnie, detestavo sempre di più i preti, messe e Dio. A 13 anni volevo fare la scuola da estetista, ma me lo proibì e, bivio dopo bivio, incrocio dopo incrocio, mi sono persa sempre di più. A 18 anni avevo già fatto due gastroscopie con biopsia, ero miope, mi bloccavo continuamente con la schiena, non dormivo la notte ed ero quasi anoressica. Mio padre, quando mi prendeva in considerazione, era per sottolineare i miei errori o difetti fisici. Insomma, a me non è mai mancato nulla dal punto di vista materiale, ma da altri punti di vista… lasciamo perdere. Io so che i miei genitori hanno fatto del loro meglio e che a modo loro mi hanno voluto molto bene. Mia madre ancora oggi mi ripete che tutto quello che ha fatto, scelto o deciso lo ha fatto solo per il mio bene. Ho lottato tanto, ho cercato tanto, non mi sono arresa.  Adesso sono qui malconcia ma in cammino e sto sempre meglio. Prima non avevo i mezzi, adesso sì.

Studente: Ciao a tutti. Prima di tutto vorrei ringraziare Angel per questa fantastica idea di condivisione. Etimologicamente, il termine “educare” deriva dal latino “educere”, cioè “tirar fuori” o “trarre fuori” o “tirar fuori ciò che è dentro”. L’Anima, aggiungo io. A me non sembra proprio che l’attuale sistema educativo tenga conto di questa verità sacrosanta di “educare”, “educere”, tirare fuori l’anima, farla emergere, essere di aiuto in questo grande compito. Ogni periodo storico ha realizzato un modello educativo in funzione dei propri interessi, di razza, religione e quant’altro. Le misure educative venivano e vengono indirizzate a mantenere ideali nazionali, religiosi, razziali. Non hanno mai tenuto conto, perché in se stessi non riconosciuta, dimenticata, nascosta, la natura divina dell’essere umano, che può essere toccata con mano. Non abbiamo il diritto di dire ai nostri figli come costruire il loro futuro, dato che abbiamo dimostrato di essere incapaci di costruire il nostro presente. Ciò che possiamo fare è dire ai nostri figli esattamente dove e come abbiamo sbagliato, e possiamo fare di tutto per rimuovere gli ostacoli sul loro cammino perché essi possano costruire un mondo nuovo e migliore. Le distorsioni strutturali dei caratteri dei genitori (dei medici, degli educatori, insegnanti…) vengono automaticamente trasmesse alla generazione successiva, salvo una “presa di coscienza’’ dell’individuo in questione. Il lavoro che bisogna fare è sempre a monte, cioè nell’individuo, sui propri modelli acquisiti genitoriali, sociali fuorvianti, nella capacità di guardarsi dentro rimuovendo quegli ostacoli, traumi, blocchi, che impediscono di vedere oltre il velo dell’apparenza e ricongiungersi, sviluppare di propria volontà quell’aspetto di sé (anima) attualmente ignorato. Per inciso: un sistema educativo che sia veramente valido, efficace, anzitutto deve tener conto dell’aspetto della prevenzione. Dove hanno sbagliato i miei genitori nell’educarmi? Hanno sbagliato in tutto, mi verrebbe da dire, perché a loro volta non hanno ricevuto una corretta educazione, e a loro volta non sono stati in grado di riflettere sull’effetto di tali distorsioni, non hanno imparato dalle loro esperienze, e si sono lasciati dividere in mille pezzi, manovrati sistematicamente dal lato oscuro della vita. Ormai la mia storia la conosci, l’educazione che ho ricevuto era impostata sulla paura e la sottomissione tramite annientamento interiore. La mentalità generale dell’epoca era considerata come un sacco vuoto nel quale immettere le proprie idee particolari su ciò che un essere umano dovrebbe essere. Ti racconto questo semplice episodio, per far capire. Mio padre, un padre padrone, educato a sua volta da un peggior padre padrone. Eravamo al mare, si decide con il gommone di andare al largo, io sugli otto-nove anni, più o meno, e i miei due fratelli più piccoli. Giunti al largo, mio padre mi ordina di buttarmi in mare ma io non sapevo nuotare; al mio rifiuto mi prende di peso e mi butta in acqua. Annaspavo nell’acqua incredula, sperava che come i cani iniziassi naturalmente a nuotare, figuriamoci. Poi lo ammetto, mi uscì la mia vena scorpionica che diceva: “Adesso annego, così soffri un po’ anche tu, e impari”. Alla fine si è tuffato e mi ha riportato sul canotto. Da che deriva un simile comportamento? Da piccolo mio padre aveva terrore dei topi e del buio, e suo padre per fargli superare le paure (mai superate, ma tenute nascoste) lo rinchiuse in soffitta al buio e con i topi per qualche giorno. Immagino abbia sofferto molto chiuso da solo, tanto impaurito, non si è mai ribellato né di questo, né di altri comportamenti negativi del proprio padre, tipo quello di spendere tutti i soldi guadagnati in donnine e facendo morir di fame e di dolore la moglie (donna buonissima, una santa, morta di cancro a 65 anni) e lui, dovette già a otto anni andare a lavorare per guadagnare un po’ di soldi per dare da mangiare alla sua mamma e lui stesso. Ora lui non si è mai ribellato all’autorità paterna e neanche l’ho mai sentito parlare in negativo del padre (mia madre mi ha raccontato questi eventi), non veniva fatta nessuna considerazione su queste azioni così negative, ma accettate come parte del piano educativo, che a sua volta ha impartito a noi, seppur in maniera più sfumata. Grande lavoratore, ancora a 82 anni, fa il gommista, non ci ha mai fatto mancare nulla riguardo al denaro. Come madre, nell’educare mia figlia, ho avuto qualche difficoltà, anche se prima di concepirla, ero già sulla retta via, avevo smesso da qualche anno di fumare, mi curavo omeopaticamente, mi ero iscritta alla scuola di naturopatia. Memore di tanta sofferenza, ho voluto proteggerla, un po’ troppo, con un retaggio ancora da smaltire di inadeguatezza, insicurezza, mancanza di autostima, rabbia, dolore, e i primi tempi un po’ di casini li ho fatti. Ad esempio ero molto protettiva, molto tollerante, poco paziente. Poi ho aggiustato il tiro, sempre meglio. Proprio qualche giorno fa, mia figlia, di 17 anni, mi dice: “Sai mamma, quando avrò un figlio, più di uno, non farò come te, che ti sacrifichi così tanto per me, mi dai le cose più belle e tu ne fai a meno, non ti compri i vestiti per comprarne più a me, la parte del cibo più buona, non lo trovo giusto. Poi, già da piccoli, li educherei alle regole, tipo l’ordine, i giochi vanno messi al loro posto, la vostra stanza se la sistemano loro, in casa si dà una mano per le pulizie, eccetera”. Io sono rimasta allibita, perché mia figlia è disordinata, in casa non fa nulla e non c’è verso di farglielo fare. Le ho provate tutte, per qualche giorno si raddrizza, poi ritorna tutto come prima. Quindi ho risposto: “Ma che coraggio hai a dire queste cose, proprio tu, non sei coerente, ciò che chiedi agli altri tu per prima devi farlo”. Lei mi ha risposto: “Ormai è troppo tardi, dovevi incominciare sin da piccola, ora mi sono abituata – implicito, non ha osato dirlo – perché lo fai tu al mio posto.” Questa sua affermazione mi ha fatto e mi sta facendo riflettere molto, su di me, sul “mio spirito di sacrificio” perché non ho tenuto qualcosa per me, credevo di amare di più e meglio credendolo normale, credevo che se avessi avuto tanta pazienza anche quando non ne avevo, Dio mi avrebbe perdonata per tutti i cosiddetti peccati che avevo fatto e di cui “mi sentivo sempre in colpa”, e volevo mostrare la mia gratitudine ad ogni costo. Credo che questo mio atteggiamento in parte mi sia servito veramente a migliorare, ma ora è venuto il momento di lasciarlo andare, per dare spazio ad una nuova consapevolezza. Ricordo le parole di Gesù, quando i discepoli lo appellarono, chiamandolo “maestro buono” e lui rispose: “Solo Dio è buono, perché è giusto”, direi che c’è tanto da imparare. I figli sono anche i nostri maestri. Volevo anche dirti che ieri, in previsione di questo scritto, le ho chiesto: “Dimmi quali sono gli atteggiamenti che consideri sbagliati in un genitore nell’educare i figli” e lei ha risposto:

  • I no, senza un perché, una spiegazione.
  • Invadere la propria privacy, controllare il cellulare, seguirlo per vedere i luoghi che frequenta, ecc.
  • Deve essere concessivo, ma non troppo.
  • Deve mettere dei paletti.
  • Non farlo sentire inferiore a lui, ma consideralo un pari.
  • Avere una mente che sa immedesimarsi nella sua età, nella sua epoca.
  • Trasmettergli fiducia, ed avere fiducia.
  • Saper spostare il suo ruolo di genitori.

Coloro i quali hanno scelto di incarnarsi su questa terra, sarebbero avvantaggiati se trovassero un ambiente meno ostile.

Angel: Ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Reputo sia stato molto utile, oltre che per te, che hai cambiato modo di vedere le cose, anche per chi ha letto e leggerà in futuro questi scritti. Sicuramente avranno qualcosa da imparare. Oltretutto, la conversazione con tua figlia qui sopra riportata è stata molto interessante e utile per comprendere come vedono, generalmente, gli occhi di un figlio i comportamenti di un genitore.

Conclusione:

Abbiamo ricevuto tantissime altre esperienze che gli utenti hanno desiderato condividere con noi, ringraziandoci per la condivisione e l’aiuto che stiamo offrendo a futuri genitori che, leggendo gli errori degli altri, sapranno come gestire la nuova esperienza e impegnarsi per offrire una migliore educazione ai propri figli. Nella speranza che le testimonianze presentate oggi vi siano state utili, vi invitiamo a scriverci le vostre esperienze via commento qui sotto, o via email, per contribuire al miglioramento dell’educazione e dell’approccio fra genitori e figli.

 

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1 commento

  1. Grazie per aver condiviso le vostre riflessioni e storie della vita con gli altri, sono molto utili non solo per capire la nostra relazione attuale con i genitori ma anche per il futuro quando saremo noi i genitori. Essere un genitore è molto importante perché sei il pillastro che da dritta alla vita di una nuova persona!

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